March 03, 2015

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HP esordisce al Mobile World Congress di Barcellona con il rinnovo della gamma tablet, che parte dai nuovi chip Bay Trail Intel a 64 bit e Windows 8.1. Per il settore professionale in particolare il colosso statunitense annuncia l'ElitePad 1000 G2 e il ProPad 600 G1, entrambi con schermi da 10,1 pollici alla risoluzione di 1920 x 1200 pixel. I processori che sono stati scelti sono gli Atom quad-core di ultima generazione con velocità di clock a partire da 1.6 GHz.

David Laing, responsabile delle LaserJet Enterprise Solutions di HP, spiega che si tratta della prima stampante certificata per lavorare con il plug-in sviluppato da Mopria Alliance, fatto per rendere più accessibile la stampa wireless da smartphone e tablet con Android 4.4.

HP ha anticipato che arriveranno altri prodotti con la stessa caratteristica. Ricordiamo inoltre che Mopria Alliance ha anche altri membri specializzati nella produzione di stampanti, fra cui Xerox, Canon e Samsung. La differenza fra la Color LaserJet Pro MFP M476 e i prodotti fin qui in circolazione è che l'utente non ha bisogno di usare un programma separato come l'app proprietaria: è sufficiente selezionare l'icona di stampa all'interno di una app, proprio come sul PC, quindi selezionare la stampante wireless su cui stampare.

L'HP Color LaserJet Pro MFP M476 può stampare sia tramite Wi-Fi peer-to-peer sia ricevendo i dati mediante tecnologia NFC (Near-Field Communication). La stampante (che supporta anche il fronte-retro) inoltre dispone di un display da 3,5 pollici e funziona anche come fotocopiatrice, scanner e fax. Oltre che da locale, è possibile usarla per stampare documenti da servizi di storage online come Box.net e Google Drive. Le cartucce (nero, ciano, magenta e giallo) assicurano un'autonomia di stampa dichiarata di 1.200 pagine.

HP sta per aprire un nuovo centro di ricerca e sviluppo in Australia, ad Adelaide, in cui saranno impiegate circa 430 persone. Al momento non è chiaro quale sarà l'indirizzo di studio dei nuovi assunti, che collaboreranno attivamente con la University of South Australia.Quello che riportano per ora le fonti si limita ad alcune dichiarazioni del Governatore dello Stato, secondo cui le ricerche verteranno nei "settori high-end come lo sviluppo software" e beneficeranno di sovvenzioni per 5,5 milioni di dollari. Fra coloro che saranno coinvolti ci saranno anche gli studenti del polo universitario, che saranno impiegati anche in stage nel centro di ricerca.

L'investimento congiunto di HP e dello Stato servirà per favorire anche il reimpiego dei dipendenti di General Motors, che ha recentemente annunciato l'intenzione di chiudere il suo polo produttivo a sud dell'Australia lasciando senza lavoro diverse migliaia di dipendenti. La ripresa del settore tecnologico in Australia è molto fervida, basti pensare alla nuova alleanza annunciata fra la Defence Science and Technology Organisation (DSTO) e IBM per le ricerche sulle tecnologie di fascia alta nell'ambito della "sicurezza informatica, dell'analisi e del cognitive computing". Il Play Store di Android è davvero zeppo di virus? Secondo l'ultimo Cyber ​​Risk Report di HP dipende dall'antivirus mobile che si usa. I ricercatori del colosso dell'IT hanno confrontato un campione di 500mila applicazioni del Play Store con un database contenente due milioni di malware noti, e hanno scoperto informazioni decisamente interessanti.

Tolti questi due primi della classe, con gli altri marchi il 2013 è stato meno benevolo: -3,8% per HP, che tuttavia rimane saldamente in testa alla classifica di popolarità con un market share del 23,7% (migliorato rispetto al 22,2% del 2012); -6,9% per Lenovo, che pure altrove ha spopolato diventando il vendor di Pc numero al mondo, complice il traino del mercato cinese, e che in Italia è quinto dopo Apple; e soprattutto -23,1% per Asus, che rimane secondo nel ranking tricolore ma vede i suoi numeri trimestrale calare dalle 256.241 unità di fine 2012 alle 197.094 di fine 2013. La fetta rappresentata da tutti gli altri vendor scnede dal 31,2% al 27,9% di quota mercato.

Quello che non cambia, in mezzo al saliscendi delle vendite e dei market share, è la classifica generale. Su questa pesano, innanzitutto, le politiche di prezzo e il posizionamento dei diversi marchi che si propongono come più o meno "popolari”. Nonostante lo sprint di fine anno, a Apple mancano ancora più di 80mila unità a trimestre per colmare il distacco con Acer.All’acronimo Byod, "bring your own device” ci eravamo ormai affezionati, è già ora di dire addio? È l’opinione, provocatoria, di HP, esposta in una riflessione sulle modalità di approccio all’It consumerization e ai nuovi stili di lavoro a cui le organizzazioni, volenti o nolenti, si stanno adattando. Il mobile e l’ingresso in azienda dei dispositivi personali dei dipendenti comportano innegabili vantaggi in termini di efficienza, flessibilità, comunicazione e collaborazione su progetti gestibili anche a distanza, e ancora di accesso alle applicazioni da strumenti diversi (dentro o fuori dall’ufficio) e di possibilità di risparmio per le aziende stesse. Ma tutta questa trasformazione, intrecciandosi al cloud, comporta anche un incremento del rischio It e di costi, per così dire, collaterali.

A detta di HP, al Byod potremmo dover sostituire un altro acronimo, Lyod: ovvero "leave your own device”. Un approccio in grado di conciliare le esigenze della sicurezza (incarnate dagli amministratori It e dalla dirigenza) con quelle di un uso più libero, accattivante e smart delle tecnologie utili per lavorare (incarnate dai dipendenti). Ce ne parla Giampiero Savorelli, category manager, Personal Systems Group di HP Italia.

Il diffuso trend che va sotto il nome di Byod (Bring Your Own Device) è un prodotto della consumerizzazione dell’It. I dipendenti non vogliono più essere costretti a utilizzare tecnologie e dispositivi antiquati, come quelli spesso imposti dal reparto It aziendale. Molto meglio utilizzare le innovazioni disponibili sul mercato, che facilitano la vita personale e aumentano l’efficienza. Con la proliferazione di nuovi dispositivi e l’adozione di politiche Byod nelle imprese di tutto il mondo, sembrava che questa tendenza fosse ormai inarrestabile. Secondo un recente report di Juniper Research il numero di dispositivi di proprietà dei dipendenti, quali smartphone e tablet, utilizzati sul posto di lavoro nei prossimi cinque anni arriverà a superare il miliardo.

Una delle ragioni che spingono ad adottare politiche Byod è il risparmio percepito, a livello di costi e tempi, associato al fatto di consentire all’utente di acquistare e aggiornare dispositivi di sua scelta. D’altra parte, però, questi benefici comportano anche un surplus di attività, coi relativi tempi e costi, per il reparto It, che deve decidere una politica Byod, implementarla e garantirne la continuità.

In mancanza di una politica rigorosa, comunicata e implementata correttamente, la pratica del Byod può porre rischi molto concreti per la sicurezza della rete interna. Secondo Ovum, il 70% dei dipendenti in possesso di un dispositivo smart (telefono o tablet) oggi lo utilizza anche per accedere ai dati aziendali. Ma quella che per il dipendente è una gran comodità per il reparto It può diventare un incubo, perché non tutti i dispositivi di consumo offrono le caratteristiche di sicurezza richieste per garantire la protezione dei dati. Perciò se il dispositivo viene smarrito o rubato i dati possono risultare accessibili, con l’effetto di compromettere la rete aziendale.

L'ElitePad 1000, che sostituisce il vecchio ElitePad 900, è stato presentato con un prezzo di partenza di 739,99 dollari e sarà in commercio a partire dal mese di marzo, per il ProPad 600 non è stata comunicata una quotazione ufficiale, ma il prezzo sarà sicuramente inferiore a quello dell'ELitePad in quando offre un numero inferiore di funzioni.Progettato per essere un prodotto a metà strada tra un tablet e un sostituto del computer portatile tradizionale, l'ElitePad 1000 G2 si differenzia dai concorrenti per la progettazione volta a permettere agli utenti di intervenire per la sostituzione dei componenti. In dettaglio, il pannello retrostante si può rimuovere facilmente per accedere a batteria, schermo, webcam, scheda madre e altri componenti. Insomma, qualsiasi sia l'entità del guasto chi ha dimestichezza con le riparazioni non avrà bisogno di ricorrere al centro di assistenza.

Il peso complessivo di questo tablet è pari a 680 grammi, compresa la batteria che secondo i dati ufficiali assicura un'autonomia di dieci ore. La dotazione comprende 64 GB o 128 GB di spazio di archiviazione, fotocamera posteriore da 8 megapixel e anteriore da 2.1 megapixel, connettore USB 3.0 e vano microSD.Il ProPad 600 è una soluzione più economica, con uno spazio di archiviazione fino a 64 GB, e peso di 652 grammi, nonostante lo spessore un po' più abbondante rispetto a quello dell'ElitePad 1000. Le fotocamere sono identiche a quelle del fratello maggiore, mentre la connettività prevede il vano microSD, un connettore micro-USB 2.0 e uno microHDMI. In questo caso i componenti interni non sono accessibili e il sistema operativo installato è Windows a 32 bit.

Posted by: traumvondir at 02:48 AM | No Comments | Add Comment
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